Le bollette che possono rientrare tra i fringe benefit rappresentano uno dei temi di maggior interesse per i lavoratori e per le aziende che vogliono sfruttare al meglio le opportunità offerte dal welfare aziendale. Negli ultimi anni, la normativa italiana ha ampliato la gamma delle spese ammesse, includendo – oltre ai tradizionali servizi e beni aziendali – anche un corposo pacchetto di utenze domestiche e altre spese collegate all’abitazione. Questo ha portato a una maggiore diffusione dei cosiddetti “rimborsi bollette” nei programmi di benefit accessori concessi ai dipendenti.
Elenco completo delle bollette rimborsabili
L’aspetto fondamentale da sapere è che le bollette ammesse come fringe benefit sono quelle riferite alle utenze domestiche essenziali. Secondo le più recenti indicazioni normative e fiscali, possono essere considerate determinati rimborsi o contributi erogati dal datore di lavoro per:
- Bolletta elettrica: riguarda sia l’approvvigionamento di energia fornita per l’abitazione principale, sia eventuali quote fisse di fornitura domestica.
- Bolletta del gas naturale: tutte le forniture di gas per uso domestico, quale riscaldamento, cottura o acqua calda.
- Bolletta del servizio idrico integrato: copre l’approvvigionamento e il consumo di acqua potabile, inclusi eventuali servizi accessori collegati al consumo domestico.
Oltre a queste principali utenze domestiche, nella disciplina sono stati ricompresi anche altri tipi di spese che si legano agli oneri dell’abitazione:
- Spese di affitto dell’abitazione principale: possono essere rimborsate, anche tramite erogazione diretta, le somme pagate per il canone mensile a fronte di contratto registrato.
- Interessi sul mutuo per l’acquisto della prima casa: esclusivamente per la quota interessi relativa a mutui contratti per l’abitazione principale del lavoratore.
- Bolletta del riscaldamento: nel caso di condomini con impianto centralizzato, spesso la quota di riscaldamento è inclusa nella bolletta condominiale, ammissibile solo se riconducibile all’uso residenziale.
Gli importi erogati a titolo di fringe benefit per questi specifici costi devono essere documentati e sempre riferiti a spese effettivamente sostenute dal dipendente per la casa dove vive stabilmente. È importante sottolineare che non tutte le spese domestiche sono ammesse: restano escluse le utenze di seconde case, garage o locali non destinati a uso abitativo, così come servizi telefonici, internet o pay tv che non siano chiaramente collegati alla residenza.
Bolletta e fringe benefit: criteri di rimborso e limiti di legge
L’azienda può scegliere, nel suo piano di welfare, di riconoscere i fringe benefit in forma di beni, servizi o rimborsi in denaro, anche tramite accredito diretto nella busta paga. Tuttavia, affinché i rimborsi delle bollette siano esentasse e non concorrano alla formazione del reddito imponibile del dipendente, è necessario rispettare precisi limiti annuali previsti dalla normativa:
- Per tutti i dipendenti: soglia di esenzione fiscale fino a 1.000 euro all’anno.
- Per i dipendenti con figli fiscalmente a carico: soglia elevata fino a 2.000 euro all’anno.
Questi tetti massimi di spesa sono stabiliti dalla Legge di Bilancio 2025 e restano validi, salvo diverse disposizioni annuali, fino al termine del triennio 2025-2027. Il superamento delle soglie comporta che la parte eccedente venga tassata come ordinario reddito da lavoro dipendente.
I rimborsi possono comprendere anche i cosiddetti “buoni benzina”, che dal 2024 sono ricompresi nel calcolo della soglia esente insieme agli altri benefit accessori come buoni pasto, polizze assicurative o buoni carburante. Di conseguenza, la quota destinabile alle bollette potrebbe essere inferiore se il lavoratore fruisce di altri benefit cumulativi.
Documentazione e requisiti per le bollette rimborsabili
Per poter rimborsare le bollette come fringe benefit, l’azienda deve adottare procedure di controllo e rendicontazione molto rigorose. Il dipendente deve fornire:
- Le copie delle bollette, in originale o in formato digitale, riportanti il proprio nome e l’indirizzo di residenza.
- La documentazione bancaria relativa al pagamento effettuato (ricevuta bonifico, quietanza MAV, pagamento online).
- In caso di affitto: copia del contratto regolarmente registrato e ricevute dei pagamenti.
- In caso di mutuo prima casa: estratto conto del mutuo e documento che certifichi il pagamento degli interessi nell’anno di riferimento.
Si raccomanda che i documenti siano sempre riferiti all’anno solare in cui viene richiesto il rimborso, e che la spesa sia sostenuta direttamente dal lavoratore o dal coniuge, purché entrambi residenti nell’abitazione principale. Il beneficio non può essere riconosciuto per bollette intestate a terzi non conviventi.
Non è previsto dalla normativa che la bolletta debba obbligatoriamente essere a nome esclusivo del dipendente, purché si dimostri che la fornitura sia effettivamente destinata all’immobile di residenza e a suo uso esclusivo o prevalente.
Tipologie di benefit aggiuntivi: quali altri costi rientrano nel welfare
Se le bollette domestiche e le spese relative all’abitazione principale rappresentano la voce di maggior interesse tra i fringe benefit moderni, è utile ricordare che vi sono molte altre forme di benefit fruibili dai dipendenti, tra cui:
- Buoni pasto e servizi mensa aziendale.
- Utilizzo di beni aziendali per fini promiscui (esempio: auto aziendale anche nell’uso privato, dispositivi elettronici).
- Buoni carburante per l’acquisto di carburante presso reti convenzionate.
- Polizze assicurative sanitarie integrative e assistenza medica privata.
- Rimborsi per spese scolastiche, asilo nido, servizi educativi per i figli.
- Contributi per abbonamenti a mezzi di trasporto pubblico locale.
Questi ulteriori benefit contribuiscono ad arricchire il sistema di welfare aziendale e vanno sempre considerati ai fini delle soglie massime di esenzione. Il datore di lavoro può scegliere come comporre il paniere di fringe benefit, sia in base agli accordi collettivi che alle esigenze aziendali o individuali.
Un aspetto fondamentale, infine, riguarda la tracciabilità e la rendicontazione delle spese: i fringe benefit devono essere oggetto di rigoroso controllo fiscale, ed è sempre consigliabile che aziende e lavoratori mantengano una precisa raccolta di tutta la documentazione presentata e rimborsata, da conservare per almeno cinque anni ai fini di eventuali accertamenti dell’Agenzia delle Entrate.
Ricapitolando, le bollette che rientrano nei fringe benefit riguardano principalmente acqua, luce e gas per la casa di residenza, insieme alle spese di affitto e agli interessi sul mutuo prima casa. La disciplina è in continua evoluzione, con norme annuali stabilite dalla Legge di Bilancio, e impone una gestione rigorosa e trasparente sia in termini di documentazione che di rispetto dei limiti fiscali, a tutto vantaggio della trasparenza e del reale sostegno al potere d’acquisto dei lavoratori italiani.