La comparsa di infarto miocardico acuto non è un evento occasionale durante la giornata: numerosi studi hanno evidenziato che esiste un orario preciso in cui il rischio è significativamente più alto. Le ricerche epidemiologiche e cronobiologiche hanno dimostrato che la probabilità di infarto aumenta soprattutto nelle prime ore del mattino, in particolare tra le 6 e le 12. In questo arco temporale, secondo i dati raccolti fin dagli anni Ottanta, il rischio risulta fino al 40% superiore rispetto ad altri momenti della giornata. Questo fenomeno non dipende solo dai carichi di lavoro o dallo stress lavorativo, ma è profondamente legato ai meccanismi interni dell’orologio biologico, vale a dire i ritmi circadiani che regolano la fisiologia umana.
Perché il cuore rischia di più al mattino
Il motivo di questa vulnerabilità mattutina è multifattoriale. Subito dopo il risveglio, si verifica una serie di cambiamenti fisiologici che, in soggetti predisposti, possono innescare eventi cardiovascolari acuti:
- Aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, causato dal passaggio dalla fase di riposo notturno all’attività diurna.
- Incremento della produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, che raggiunge il suo picco proprio al mattino, aumentando la domanda di ossigeno da parte del muscolo cardiaco.
- Maggiore vasocostrizione delle coronarie, cioè un restringimento dei vasi sanguigni che irrorano il cuore, che riduce l’apporto di sangue agli stessi tessuti in un momento di maggior richiesta.
- Aumentata attività piastrinica e coagulativa, che può favorire la formazione di trombi e quindi l’occlusione delle coronarie.
L’associazione tra orario mattutino e maggiore incidenza di infarti si conferma anche nei dati relativi alla mortalità: in questa fascia oraria, la probabilità di un esito letale è più alta. Essere informati su questa crono-vulnerabilità permette di adottare precauzioni nei soggetti a rischio e di prestare maggiore attenzione ai segnali d’allarme, specialmente al mattino.
Il ruolo dello stile di vita e del sonno
Non solo il “quando” conta nel rischio cardiovascolare, ma anche il “come” si dorme e si affronta la giornata. Ricerche recenti hanno evidenziato che l’orario in cui si va a dormire può incidere sensibilmente sul rischio di infarto e di altre malattie cardiache. Analizzando la qualità e la regolarità del sonno, è emerso che andare a letto troppo presto (prima delle 22) o troppo tardi (dopo mezzanotte) destabilizza l’orologio interno dell’organismo, aumentando rispettivamente il rischio cardiovascolare del 24% e del 25% rispetto a chi si addormenta nella fascia ottimale compresa tra le 22 e le 23. Anche addormentarsi tra le 23 e le 24 comporta un rischio superiore (+12%).
Il motivo sembra risiedere nello stretto legame tra i ritmi del sonno-veglia e i processi fisiologici che regolano il sistema cardiovascolare. Un sonno irregolare o di scarsa qualità influisce negativamente su metabolismo, livelli ormonali e pressione arteriosa, predisponendo a lungo termine all’insorgenza di patologie cardiache.
Giornate e periodi dell’anno più a rischio
Analizzando l’incidenza degli infarti gravi sul piano settimanale, numerosi studi hanno rilevato come il picco massimo si abbia il lunedì, giorno in cui il rischio risulta superiore di circa il 13%. Questa osservazione ha trovato conferma in grandi casistiche internazionali e sembra correlata ai cambiamenti nel ritmo di vita tra weekend e giorni lavorativi. Lo stress da ripresa delle attività, i bruschi cambiamenti nelle abitudini e un probabile eccesso di attivazione adrenergica rendono il cuore più vulnerabile proprio all’inizio della settimana.
Non solo il giorno della settimana, ma anche alcuni specifici periodi dell’anno sembrano associati a un maggior rischio. Ad esempio, studi svedesi hanno evidenziato come la vigilia di Natale, attorno alle ore 22, sia uno dei momenti dell’anno con il numero più elevato di infarti. Le ragioni possono essere molteplici e comprendono l’aumento del carico emotivo, lo stress, l’assunzione abbondante di cibo e alcol, oltre a eventuale esposizione a basse temperature e altre variabili ambientali.
Prevenzione e segnali d’allarme da non ignorare
Conoscere il momento in cui il cuore è più esposto può essere davvero utile per chi è già a rischio di malattie cardiache, per chi sta assumendo farmaci specifici, ma anche per le persone sedentarie, fumatrici, ipertese o con livelli elevati di colesterolo. In queste persone l’attenzione deve essere massima soprattutto al risveglio, evitando sforzi eccessivi improvvisi, situazioni fortemente stressanti e, se indicato dal medico, assicurando l’assunzione regolare di eventuali terapie preventive già prima delle prime ore della mattina.
L’informazione salva la vita solo se si accompagna a corretti stili di vita:
- Mantenere costanza negli orari di sonno, privilegiando l’addormentamento tra le 22 e le 23;
- Svolgere attività fisica regolare, senza concentrare sforzi intensi subito dopo il risveglio;
- Gestire lo stress quotidiano adottando tecniche di rilassamento e mindfulness;
- Alimentarsi in modo equilibrato favorendo cibi ricchi di fibre, poveri di grassi saturi e sale;
- Controllare periodicamente la pressione arteriosa, i livelli di colesterolo e glicemia;
- Non fumare ed evitare eccessivi consumi di alcolici.
Non bisogna mai trascurare segnali quali dolori toracici, mancanza di respiro, sudorazione improvvisa, nausea e palpitazioni. Un intervento tempestivo può fare la differenza, specialmente nelle ore ad alto rischio, ovvero il mattino e l’inizio della settimana.
La consapevolezza dei ritmi naturali del nostro organismo e la loro influenza sulla salute del cuore è uno strumento potente. Ognuno può imparare ad ascoltare il proprio corpo, adottare abitudini salutari e proteggere la propria vita con semplici scelte quotidiane. La prevenzione cardiovascolare parte anche dall’orologio.